PRINZ EUGEN

La 7a divisione da montagna delle Waffen SS

di Massimiliano Afiero

I MOVIMENTI DI RESISTENZA IN JUGOSLAVIA

Dopo la fulminea sconfitta militare dell’esercito jugoslavo ad opera delle forze delle asse, sia gli italiani che i tedeschi dovettero fronteggiare quasi subito la ribellione armata delle popolazioni slave. Approfittando del rapido spostamento del grosso delle truppe tedesche sul fronte dell'est per l'operazione Barbarossa, molti soldati dell’esercito jugoslavo riuscirono a evitare la cattura e il disarmo iniziando da subito la guerriglia contro le forze di occupazione. Nella Jugoslavia occupata operarono due movimenti di resistenza: l’Armata nazionale jugoslava di Draza Mihailovic e l’Esercito popolare di liberazione di Tito. Il colonello Mihailovic, non obbedì all’ordine di capitolazione dell’aprile 1941, ed insieme ad altri soldati ed ufficiali sbandati, raggiunse il Ravna Gora, un altopiano tormentato e boscoso della Serbia occidentale. Gli uomini di Mihailovic, chiamati “cetnici”, dal nome dato ai patrioti serbi in lotta contro gli oppressori turchi ed austro-ungarici, già nel mese di maggio del ’41, effettuarono azioni di sabotaggio e di guerriglia contro le forze tedesche. Durante il mese di luglio, i cetnici in collaborazione con i partigiani comunisti di Tito, organizzarono una grande insurrezione in Serbia, mettendo in crisi le forze tedesche che persero il controllo della regione per molto tempo. Nel settembre i cetnici ed i titini smisero di collaborare, pur combattendo contro lo stesso nemico. I contrasti erano di natura puramente ideologica. Mihailovic, fedele al Re ed al governo in esilio a Londra, sognava la resurrezione della Jugoslavia prebellica, vicina alle democrazie occidentali. Tito, comunista croato, sognava invece una repubblica di Jugoslavia comunista e legata all'URSS. Da quel momento comunisti e cetnici si combatterono aspramente: alla fine prevalsero i titini, che si conquistarono anche l’appoggio degli alleati, a scapito dei cetnici, accusati di collaborare con le forze nazi-fasciste. In realtà i cetnici, per evitare alla popolazione dei villaggi e delle città le spietate ritorsioni dei tedeschi, spesso scesero a patti soprattutto con i comandi militari italiani, per mantenere l’ordine e combattere contro i partigiani comunisti.

LE MILIZIE TERRITORIALI

Per combattere i partigiani comunisti e i cetnici i tedeschi cominciarono ad utilizzare milizie territoriali nei territori ottenuti dopo lo smembramento della Jugoslavia: alla Germania erano andate la Slovenia settentrionale, la Stiria e la Carinzia, l’amministrazione del Banato orientale (abitato da minoranze rumene) e la costituzione di un regime militare in Serbia che fu ricondotta ai confini del 1914. Nel territorio della Croazia indipendente, amministrato però militarmente dalla Germania e dall'Italia, nell'ottobre del '41 i tedeschi con volontari croati residenti in Germania, formarono un'unità ustasha comprendente quattro battaglioni, denominati Prinz Eugen, Ludwig von Baden, General Laudar e Emanuel von Bajern: i volontari indossavano la divisa delle SS e vennero impegnati in Sirmia ed in Slavonia contro i partigiani. Nell'aprile del '43 la maggior parte dei volontari venne trasferita nella divisione 7a divisione SS Prinz Eugen. Per combattere più efficacemente la guerriglia i tedeschi autorizzarono poi la formazione di alcune divisioni tedesco-croate poste sotto il loro controllo militare: la Vrazja division (divisione del diavolo), la Tigar (tigre) division e la Plava(blu) division. Nella Serbia occupata, retta dal generale Milan Nedic, fu autorizzato il reclutamento di truppe per il servizio di sicurezza interno. Furono create cosi la Guardia serba cittadina, con circa 15.000 uomini; la Guardia nazionale serba, che sostituì la Regia Gendarmeria jugoslava e la Guardia Serba di frontiera. Nel Banato orientale, venne formato un'unità militare sotto il controllo della polizia tedesca, chiamata Banater Staatswache (guardia di stato del Banato) conosciuta anche come Schwarz Polizei agli ordini del colonello Ernest Pelikan con una forza di circa 15.000 uomini. Quando le forze partigiane iniziarono però ad essere meglio organizzate e a diventare un vero e proprio esercito, i tedeschi furono costretti ad impiegare unità regolari dell'esercito e delle Waffen SS. La divisione da montagna delle SS Prinz Eugen nacque proprio per coordinare meglio le operazioni militari tedesche contro le forze partigiane in Jugoslavia.

FORMAZIONE della DIVISIONE

L'ordine di costituzione della nuova divisione fu emesso il 1 marzo 1942: in essa dovevano confluire volontari tedeschi e volksdeutsche dei territori slavi sotto occupazione tedesca. Come comandante della divisione venne scelto il Brigadeführer Arthur Phleps, un soldato di vecchio stampo, con i suoi 62 anni di età. Originario della Transilvania, aveva prestato servizio come ufficiale di Stato Maggiore nell’esercito Austro-Ungarico durante l’ultima guerra. Dopo l’armistizio, riuscì ad entrare nell’esercito rumeno, dove raggiunse il grado di generale, diventando uno specialista delle truppe di montagna. Nel 1940 si arruolò volontario nelle Waffen SS ricevendo il comando del reggimento Westland della divisione Wiking. Per ordine personale di Himmler lasciò il fronte orientale per i balcani dove ci resterà fino alla morte.

La divisione SS PRINCIPE EUGENIO

Il nome della divisione era quello del Principe Eugenio di Savoia (Parigi 18.10.1663-Vienna 21.5.1736), figlio cadetto di Eugenio Maurizio di Savoia Carignano. Entrato nel 1683 a far parte dell'esercito imperiale austriaco al servizio dell'Imperatore Leopoldo I°; per l'alto valore dimostrato in combattimento venne nominato feldmaresciallo nel 1693; nel 1697 sconfisse i turchi a Zenta costringendoli alla pace di Carlowitz (1699). Durante la guerra di successione spagnola, guidò le forze imperiali in Italia, battendo i francesi a Carpi (1701), a Luzzara (1702), a Hochstadt (1704) e a Torino (1706). Nominato a capo del consiglio di guerra dell'Imperatore Giuseppe, sconfisse nuovamente i turchi a Petervadino (1716) e a Belgrado (1717). Tra il 1733 ed il 1735 guidò l'esercito asburgico durante la guerra di successione polacca, senza riuscire però a salvare Philippsburg.

L'ODAL

Essendo una Freiwilligen Division le SS della Prinz Eugen non avrebbero portato sul bavero della divisa la classica doppia runa ma l’ODAL, il vecchio simbolo nordico della fedeltà al sangue. Secondo i progetti di Phleps la divisione avrebbe dovuto comprendere due Brigate ciascuna costituita da sei battaglioni, ma quando il Reichsführer Himmler ridusse l'area di reclutamento dei volontari alla sola zona del Banato orientale, fu costretto a riorganizzarla su due soli reggimenti da quattro battaglioni ciascuno. Il primo nucleo di volontari arrivò da un battaglione ustasha croato formato nell'ottobre del 1941 con volontari croati residenti in Germania e chiamato proprio Prinz Eugen. L'afflusso dei volontari del solo Banato, non riuscì però a completare comunque l'organico della divisione, per cui Himmler si vide costretto ad ordinare la coscrizione obbligatoria di tutti gli uomini di età compresa tra i 17 e i 54 anni. Solo così si riuscirono a reclutare circa 15.000 uomini. Per sopperire alla mancanza di ufficiali e sottufficiali, Phleps richiamò molti suoi vecchi commilitoni dell'esercito imperiale austriaco, che andarono ad unirsi ad altri sottufficiali trasferiti da altre unità SS. Molti volontari giunsero anche dai campi di prigionia, da dove vennero prelevati tutti gli ufficiali ed i sottufficiali di origine tedesca che avevano combattuto nell'ex-esercito jugoslavo. Con queste forze venne completato l'organico della Freiwilligen Division der SS Prinz Eugen che comprendeva:

·         due reggimenti di fanteria da montagna (ognuno con 4 battaglioni)

·         un reggimento di artiglieria da montagna (su 4 battaglioni)

·         un battaglione esploratori (comprendente anche uno squadrone di cavalleria)

·         un battaglione pionieri

·         un battaglione segnalatori

·         un reparto corazzato con carri francesi Hotchkiss

Vista la particolare natura del territorio jugoslavo e l'impiego della divisione come forza di repressione, alla Prinz Eugen venne aggregato anche uno squadrone da ricognizione aerea equipaggiato con aerei Fieseler Storch. La divisione venne equipaggiata inizialmente con armamenti e mezzi obsoleti dell’ex-esercito jugoslavo, tra cui alcuni vecchi carri armati francesi Renault ed automezzi russi. Durante l'estate del 1942 la Prinz Eugen venne dislocata nella Serbia meridionale come forza di presidio, per dare tempo agli uomini di completare l'addestramento. Nell’ottobre 1942, avvenne il battesimo del fuoco lungo il confine tra Serbia e Montenegro sulle montagne ad est del fiume Ibar, in un'azione contro le forze cetniche, che stazionavano nell’area di Kriva Reka, che si concluse con un completo successo registrato nei bollettini di guerra tedeschi. Nel mese di dicembre, i reparti della divisione combatterono nell’area intorno a Zagabria e Karlovac.

OPERAZIONI WEISS E SCHWARZ

Alla fine del 1942 la divisione passò alle dipendenze della 12a Armata tedesca. Dal gennaio al marzo '43 i reparti della Prinz Eugen parteciparono all'operazione Weiss: l'operazione organizzata in collaborazione con le forze italiane e croate, aveva l'obiettivo di annientare le forze partigiane nelle regioni montagnose ad ovest e nord-ovest di Sarajevo. Le forze dell’asse attaccarono le forze titine nell’area intorno a Bihac, ma Tito riuscì a sfuggire all’accerchiamento aprendosi una breccia nel punto in cui si sarebbero dovuto congiungere le forze italiane e quelle cetniche; i partigiani si ritirarono verso sud-est attraversando il fiume Neretva,  conquistando i centri di Prozor e Konjic, perdendo però 16.000 uomini, prima di raggiungere Zabljak, sul monte Durmitor, nel Montenegro occidentale. Gli uomini di Phleps furono impegnati in duri rastrellamenti e scontri a prima sud di Karlovac e poi a Mostar, lamentano circa 180 caduti tra i quali 7 ufficiali. Due mesi dopo, nel maggio del '43 la divisione venne impegnata nell'operazione Schwarz. Phleps lasciò in quel periodo il comando della divisione per assumere quello del V° Corpo da montagna tedesco; al comando della Prinz Eugen subentrò il Brigadeführer Karl Reichsritter von Oberkamp. Durante l’operazione Schwarz i reparti avanzarono verso sud lungo la costa bosniaca fino a Dubrovnik, scontrandosi più volte con le forze partigiane e lasciando sul campo altri 3 ufficiali e 107 uomini. Le forze titine, ridotte a circa 3.000 uomini, furono costrette a ritirarsi nella Bosnia orientale, perdendo altri 13.000 uomini. Seguì una breve pausa di riposo, durante la quale gli stanchi jäger vennero utilizzati come forza di occupazione nell’area intorno a Sarajevo.

OPERAZIONE ACHSE

Nel settembre del ’43 venne dislocata sulla costa dalmata per partecipare alle operazioni di disarmo delle truppe italiane (operazione Achse), per evitare che armi e munizioni abbandonate dai reparti italiani della 2a Armata in rotta finissero nelle mani dei partigiani e per imporre il controllo tedesco nell'area. Circa 1.000 italiani si arruolarono in questo periodo volontariamente nella divisione desiderando continuare a combattere al fianco delle forze germaniche. Molti, provenendo dalle unità del genio vennero aggregati al battaglione pionieri della Prinz Eugen; altri italiani finirono negli altri due reggimenti della divisione e nella Compagnia veterinari. Dopo aver strappato al controllo dei titini le isole di Brac, Hrvar, Korcula e la penisola di Peljasac, la Prinz Eugen fu impegnata in diverse operazioni tese ad eliminare le forze partigiane comuniste che, grazie all'appoggio degli alleati, erano ormai organizzate come un vero e proprio esercito: dalle rappressaglie si era passati allo scontro in campo aperto. Dal 23 ottobre ebbe inizio l'operazione HerbstGewitter: l'operazione si sviluppò in due fasi con l'obiettivo di distruggere le forze partigiane nella penisola di Peljasac, sulla costa dalmata. I titini usavano la penisola come base per ricevere i rifornimenti alleati dall'Italia via mare. Attaccando in forze, i tedeschi strinsero le forze titine in una morsa e solo con l'intervento del naviglio alleato alcune unità ribelli poterono essere evacuate dall'area, mentre le altre finirono annientate. Il 2 dicembre partì l'operazione Schneesturm, condotta dal 5° Corpo da montagna delle SS, con l'obiettivo di distruggere le forze partigiane nella Bosnia orientale. Nei combattimenti i titini persero più di 9.000 uomini, ma riuscirono a sfuggire alla manovra di accerchiamento operata dalle unità tedesche. Lo stesso Tito fu costretto ad abbandonare il suo quartier generale a Jajce. Il 18 dicembre la Prinz Eugen partecipò all'operazione Waldrausch. Durante queste operazioni, la Prinz Eugen lamentò circa 300 caduti e ben 1.170 feriti. Il 22 dicembre iniziò la seconda fase dell'operazione HerbstGewitter con l'obiettivo di ripulire l'isola di Korcula, un'altra eccellente base per i rifornimenti che provenivano dall'Italia. A difesa dell'isola c'erano due brigate proletarie più altre unità ribelli locali. Il 23 dicembre, sotto copertura della nebbia, le forze tedesche con il supporto di unità corazzate attaccarono le forze titine sull'isola annientandole: pochi superstiti partigiani furono salvati dall'intervento dell'aviazione alleata. Nel gennaio del ’44, la Prinz Eugen venne trasferita a Split, nell’area di Dubrovnik per essere riorganizzata: venne ufficialmente designata come una divisione da montagna delle Waffen SS ed i suoi due reggimenti vennero ridisegnati come 13° e 14° SS Gebirgsjäger Regiment. La divisione passò alle dipendenze del V° SS Gebirgskorps agli ordini dell'obergruppenführer Phleps, che comprendeva oltre alla 7.SS, anche la 369a divisione croata, la 118 a divisione Jäger e la 13a SS division Handshar: il Corpo da montagna delle SS doveva presidiare la Bosnia. Sempre nel gennaio del '44 la divisione passò agli ordini dell'oberführer Otto Kumm; von Oberkamp era stato rimpatriato per motivi di salute: i suoi nervi non avevano retto lo stress della guerra nei balcani. Nel febbraio ’44, la divisione venne definitivamente designata come 7° Gebirgs Division Prinz Eugen. Per riorganizzare le file e sopperire alle perdite l’organico della divisione subì delle modifiche: il quarto battaglione di ogni reggimento venne disciolto ed i suoi uomini vennero assegnati agli altri battaglioni.

OPERAZIONE RÖSSELSPRUNG

Nel maggio ’44 la Prinz Eugen prese parte all'operazione Rosselsprung, insieme con l'ss-Fallschirmjäger Bataillon 500 e altre unità tedesche e croate per tentare di catturare il capo dei partigiani comunisti Tito il giorno del suo compleanno, il 25 maggio 1944 : alla Prinz Eugen venne affidato il compito di circondare l'area intorno a Drvar, per tagliare l'eventuale fuga delle forze comuniste. L’operazione prevedeva il lancio dei paracadutisti dell'ss-Fallschirmjäger Bataillon 500, agli ordini dell’SS-haupsturmführer Kurt Rybka, proprio sopra il quartier generale di Tito a Bastasi vicino Drvar, dove era presente anche la missione militare inglese guidata dal maggiore Randolph Churchill, figlio del primo ministro inglese. I paracadutisti avrebbero dovuto catturare Tito ed il suo entourage ed attendere l’arrivo dei rinforzi. All’alba del 25 maggio, 900 uomini vennero paracadutati in due ondate successive, ed appena arrivarono a terra attaccarono subito il quartier generale di Tito, con cannoni leggeri e mortai. Tuttavia Tito ed il suo aiutante, Edvard Kardelj riuscirono a fuggire attraverso un tunnel e a raggiungere Drvar, dove erano stanziate le altre forze partigiane del capo Rankovich. Quando Rybka e i suoi raggiunsero la grotta dove era nascosto Tito, trovarono solo qualche documento, qualche mappa e gli effetti personali del comandante partigiano, tra i quali una nuova uniforme da generale dell'esercito nazionale di liberazione. I paracadutisti dell'ss-Fallschirmjäger Bataillon 500 rimasero da soli a combattere tra le montagne contro i titini, che dopo la sorpresa iniziale erano riusciti a riorganizzarsi ed erano passati alla controffensiva. Nell’area intorno a Drvar c’erano notevoli forze partigiane dislocate e la loro entità non era stata valutata adeguatamente dal comando germanico. Le forze comuniste erano state allertate in anticipo ed erano a conoscenza del piano tedesco, e quindi avevano avuto il tempo di prepare un solido dispositivo difensivo. La seconda ondata di paracadutisti atterrata con gli alianti, venne quasi totalmente annientata dal fuoco nemico, non appena i velivoli toccarono terra. Le colonne motorizzate tedesche che puntavano su Drvar, vennero attaccate dai caccia bombardieri alleati, e quindi la loro azione di supporto ai paracadutisti venne notevolmente ritardata. La stessa Prinz Eugen, la mattina del 26 maggio venne impegnata in durissimi scontri contro i campi trincerati preparati dai partigiani intorno a Drvar. L'SS-Haupsturmführer Kurt Rybka, rimasto anch'egli gravemente ferito al braccio sinistro per lo scoppio di una granata, tentando di portare i suoi uomini verso posizioni più sicure a valle, si ritrovò circondato dalle forze partigiane nel cimitero di Drvar. Per tutta la notte i partigiani attaccarono i paracadutisti dell'ss-Fallschirmjäger Bataillon 500, che si difesero accanitamente in sanguinosi scontri tra le tombe dei defunti. Quando la situazione sembrava disperata, i parà di Rybka all'alba del 26 maggio udirono i rombi dei motori dei loro liberatori: i primi mezzi tedeschi a giungere a Drvar furono le schwimmwagen (le auto anfibie) dell'Aufklärungs-Abteilung (l'unità da ricognizione) della Prinz Eugen, che erano riusciti a rompere la difesa dei partigiani intorno alla città. I titini presi alle spalle, si ritirarono e così 300 superstiti dell'ss-Fallschirmjäger Bataillon 500 vennero salvati. Poichè nell’area erano presenti ancora ingenti forze nemiche il comando germanico decise di estendere la durata della Rosselsprung: era necessario distruggere le formazioni comuniste attestate nelle fitte foreste tra Unac e Sana e a sud di Drvar. Il 13° reggimento della Prinz Eugen riuscì a catturare una grande quantità di rifornimenti nell’area intorno a Pedtoci e Uvala, e a distruggere la linea ferroviaria e la pista dell’aereoporto di Uvala usate dai comunisti. La maggior parte delle bande partigiane locali venne annientata. Il 14° reggimento, rastrellò a sua volta diverso materiale nell’area intorno a Prekaja, compresi due carri armati usati dai partigiani. All’inizio di giugno però i partigiani tornarono ad attaccare: il 2 giugno il 2° battaglione del 13° Reggimento venne duramente attaccato sulle colline a sud di Uvala. Anche gli altri reparti tedeschi, incluso il battaglione esploratori della Prinz Eugen, dovettero impegnarsi a fondo per respingere gli assalti dei ribelli. Le operazioni nella zona di Drvar proseguirono fino al 6 giugno, ed anche se Tito era riuscito a sfuggire alla cattura, molte divisioni e brigate dell'esercito di liberazione jugoslavo vennero decimate. In particolare la Prinz Eugen si scontrò con la 1a divisione proletaria di Tito, una delle sue migliori, annientandola e costringendo i pochi reparti superstiti a ritirarsi ad est in Serbia.

I BALCANI IN FIAMME

Con il tradimento della Romania e della Bulgaria alla fine dell'estate del '44, tutto il settore operativo tedesco nei balcani entrò in crisi. Le forze dell'esercito jugoslavo stavano tentando di congiungersi con le armate russe che avanzavano in Serbia. Per tentare di evitare il collasso del settore meridionale venne lanciata l'operazione Rubezahl (12-30 agosto 1944), per permettere il ritiro delle truppe tedesche nella Serbia occidentale. Durante l'operazione vennero intercettate diverse formazioni nemiche dalla 1a Gebirgs division e dal 14° reggimento della Prinz Eugen.  Parteciparono inizialmente all’operazione anche altre due divisioni da montagna delle SS, la 13a Handshar e la 21a Skanderbeg. Tra il 20 ed il 22 agosto la 1a Gebirgs division e il 14° reggimento della Prinz Eugen riuscirono a circondare una grossa formazione partigiana che si stava spostando dalla Croazia verso la Serbia, annientandola completamente dopo una serie di sanguinosi scontri: i pochi superstiti comunisti vennero salvati dall'aviazione alleata, che grazie ad atterraggi su piste di fortuna, riuscì ad evacuare circa 1.000 feriti negli ospedali italiani. Il 21 settembre 1944 il comandante del V° SS-Gebirgs Korps, l'Obergruppenführer Arthur Phleps, sul fronte della Transilvania cadde prigioniero nelle mani dei sovietici, insieme al suo ufficiale d'ordinanza e del suo autista. Mentre attendeva di essere interrogato la zona venne attaccata dall'aviazione tedesca: nella fretta di disimpegnarsi i sovietici fucilarono Phleps e gli altri due. Da quel momento il 13° reggimento della Prinz Eugen venne intitolato alla memoria del primo comandante della divisione. Nell’autunno del 1944, la Prinz Eugen fu impegnata nel coprire la ritirata delle forze tedesche che rifluivano dalla Grecia, e che i russi stavano tentando di intercettare. 350.000 soldati tedeschi in rotta attraverso il corridoio del Vardar in Macedonia. Alla Prinz Eugen venne ordinato di spostarsi nell'area di Nis per mantenere aperto un varco sulla frontiera tra Bulgaria e Jugoslavia per permettere al Gruppo di Armate E di ritirarsi. Gli uomini di Kumm dovevano difendere l'area contemporaneamente dall'attacco delle forze bulgare che avanzavano da est e da sud, dai russi da nord e dai partigiani slavi la cui attività si era intensificata. Per riuscire a realizzare una linea di difesa abbastanza ampia, i reggimenti della divisione vennero divisi in piccoli gruppi con l'ordine perentorio di tenere le posizioni a tutti i costi. La Prinz Eugen si trovò a fronteggiare alla sua sinistra la 57a Armata sovietica, che attraversato il confine serbo stava puntando su Zajecar. Sulla sua destra, c’era invece la 2 a armata bulgara che aveva già occupato i sobborghi di Nis. A nord–est di Zajecar tutti gli assalti sovietici, sempre preceduti da un pesante bombardamento di artiglieria, vennero respinti. I russi allora tornarono all’attacco con i carri, ma senza successo. Solo quando le forze partigiane iniziarono a minacciare da tergo le posizioni degli jäger, venne ordinato il ripiegamento dei reparti per evitare l’accerchiamento. Il varco creato per permettere la ritirata delle forze tedesche, venne difeso dagli uomini della Prinz Eugen con estremo sacrificio fino alla fine di novembre, permettendo così al grosso del Gruppo di Armate E di rifluire verso la Bosnia. Gli jäger della divisione non si limitarono solo a difendersi; più volte effettuarono contrattacchi locali e rastrellamenti alfine di allentare la incessante pressione nemica. La resistenza dei reparti della Prinz Eugen fu così tenace, che alla fine i sovietici malgrado il grosso dispiegamento di uomini e mezzi, preferirono lasciare il settore alle forze bulgare e jugoslave per continuare l'avanzata in aree meno difese. Questa vittoria però costò cara agli uomini di Kumm; alla fine dei combattimenti la divisione era ridotta alla forza di un solo reggimento con soli 3.500 uomini, senza più veicoli motorizzati ed armamento pesante, come si evince da un rapporto dello stesso Kumm al comando germanico: "Dopo i combattimenti nell'area di Nis, contro un nemico superiore in uomini e mezzi, la mia divisione ha subito notevoli perdite in uomini e materiali. Sono andati perduti la maggior parte degli autoveicoli, l'armamento pesante e la maggior parte dei cavalli. Particolarmente grave è la mancanza di armi anticarro. Tuttavia, la superiorità nemica, ha rinfrancato il morale e lo spirito combattivo degli uomini, che grazie ai successi ottenuti si stanno battendo meglio che all'inizio dell'operazione". Seguendo la ritirata delle truppe tedesche verso nord, i reparti superstiti della divisione vennero posti a retroguardia dell XXXIV° Corpo, continuando a scontrarsi contro le forze nemiche, finchè non vennero mandati in riserva nell'area di Ljobovija. Per riorganizzare l'unità vennero aggregati ad essa i resti della divisione SS albanese Skanderbeg e alcuni reparti di marinai tedeschi provenienti dalla Grecia. La divisione cosi riformata ritornò ad essere utilizzata ancora in retroguardia durante la ritirata tedesca in Bosnia ed in Croazia. Il 19 ottobre 1944 le truppe sovietiche insieme con i partigiani comunisti entrarono a Belgrado. Sulle sponde del fiume Drina i gebirgsjäger vennero impegnati in feroci scontri contro i partigiani comunisti che tentavano di tagliare la ritirata alle truppe germaniche: i titini erano riusciti a far saltare tutti i ponti sul fiume, ma i genieri della Prinz Eugen riuscirono a costruire in poco tempo ponti di fortuna che permisero il passaggio delle truppe sulla riva occidentale. All'inizio del 1945 i gebirgsjäger parteciparono ad una controffensiva, denominata in codice  Frülingsgewitter (Tempesta di primavera), per allentare la pressione nemica sulle truppe in ritirata ed in particolare sulla 2a Armata Panzer che si stava battendo sulla riva nord del Danubio. La divisione combattè contro i partigiani vicino Otok, riuscì a strappare al nemico la città di Nemeci e venne stabilita una testa di ponte a Buzot; alcuni reparti raggiungero l’area di Vukovar dove si scontrarono con le forze sovietiche.

CAMBIO DI GUARDIA

Nello stesso periodo il comando della divisione passò al Brigadeführer August Schmidthuber. Otto Kumm, grazie alla sua esperienza maturata con la Prinz Eugen era stato trasferito al comando della 1a SS Panzer Division Leibstandarte Adolf Hitler. Il Kampfgruppe Skanderbeg, ridotto ormai alla forza di un battaglione, venne integrato definitivamente nella divisione come 2° battaglione del 14° reggimento, che da quel momento assunse il nome dell'eroe albanese. All'inizio di febbraio il Comando tedesco lanciò una nuova operazione destinata a contenere l'offensiva nemica, denominata Wehrwolf (6-10 febbraio 1945), per tentare di eliminare la testa di ponte nemica di Virotica: la Prinz Eugen alle dipendenze del XCI° Corpo d'Armata per tre settimane riuscì a tenere lontane le avanguardie nemiche dall'area di Zenica in Bosnia. Negli ultimi giorni di febbraio la Prinz Eugen venne impegnata contro le forze partigiane a sud di Sarajevo, per liberare dall’accerchiamento la 369a divisione di fanteria croata ritiratasi da Mostar. Venne inviato in soccorso dei croati, solo il 13° reggimento con qualche pezzo di artiglieria: dopo un breve scontro le forze partigiane vennero disperse e i croati poterono continuare a ritirarsi verso nord-ovest. Solo dopo qualche giorno i reparti della Prinz Eugen vennero impegnati in un’altra operazione di soccorso: questa volta ad essere accerchiata dai partigiani erano i camerati della 181a divisione di fanteria della Wermacht. Per riuscire a colpire i partigiani alle spalle e tagliare loro la ritirata, i cacciatori del 14° reggimento dovettero scalare lo Igman e la Treskavica Panina due vette alte 1.500 e 2.000 metri, in condizioni metereologiche spaventose: la neve era così alta che tutti i materiali pesanti, armi ed equipaggiamenti, dovettero essere trasportati sulle spalle degli uomini, senza la possibilità di usare i muli o altro mezzo di trasporto. Una volta raggiunta la meta, gli Jager all'alba del 23 marzo, assalirono le posizioni tenute dai partigiani ed in breve tempo le travolsero: non solo venne tagliata la strada della ritirata ai comunisti ma venne anche conquistata la città di Trnovo. Alcuni reparti comunisti che erano riusciti a ritirarsi su alcuni picchi rocciosi, vennero prontamente colpiti prima dall'artiglieria della divisione, e poi travolti dall'assalto all'arma bianca degli jäger della Prinz Eugen. I partigiani riorganizzate le file, dopo l'assalto a sorpresa dei tedeschi, contrattacarono preceduti da un pesante fuoco di artiglieria, senza sortire però alcun successo. Anche a fondovalle, gli altri reparti della divisione, attaccati da ingenti forze partigiane, riuscirono a respingere tutti gli assalti. La 181a divisione tedesca riuscì cosi a sfuggire all'accerchiamento, ma solo dopo pochi chilometri più a nord nella valle della Drina, cadde di nuovo in trappola. Dovette intervenire ancora il 14° reggimento della Prinz Eugen: gli jager dopo aver strappato dopo duri scontri ai partigiani le cime del Romanja e della Planina riuscirono ancora una volta ad offrire una via di fuga ai fanti della 181a divisione. Nel frattempo il 13° reggimento della divisione venne impegnato duramente ad est di Zenica per proteggere la ritirata al 21° Gebirgskorps. Dopo durissimi e aspri combattimenti, Zenica venne abbandonata definitivamente il 14 aprile: i reparti della divisione per l'ennesima volta impegnati in azione di copertura, vennero inviati a respingere le forze partigiane a Doboj, tra Sarajevo e Brod.

RITIRATA IN AUSTRIA

Dopo pochi giorni, con le forze tedesche che avevano raggiunto Zagabria, la Prinz Eugen fu impegnata in altri combattimenti ad ovest della capitale croata, per coprire la ritirata del XCI° Corpo d'armata. Schmidthuber inviò prima solo il suo 14° reggimento a sud di Karlovac, ma alla fine dovette inviare anche il 13° per la defezione della maggior parte dei reparti croati che invece di combattere si ritirarono. I reparti della divisione continuarono a battersi fino all'ultimo tentando di raggiungere l'Austria, con la speranza di non cadere nelle mani dei comunisti. Il 5 maggio, le forze partigiane volendo impedire la fuga ai reparti tedeschi verso l'Austria attaccarono in forze: gli jager coprirono la ritirata ai loro camerati difendendosi allo stremo delle loro forze. Il 9 maggio, il battaglione pionieri (quel che rimaneva) della Prinz Eugen, conquistò i ponti sul fiume Sava intorno a Rann, mantenendone il controllo e proteggendo il passaggio degli ultimi reparti del Gruppo Armate E. Alcuni reparti della divisione riuscirono a salvarsi raggiungendo la Carinzia; altri riuscirono a valicare il passo Wurzen raggiungendo Villach. La maggior parte dei resti della divisione alla fine di aprile vennero aggregati al Kampfgruppe Harmel, formato da unità della Wehrmacht, della Polizia tedesca e della 24a divisione SS Karstjäger, continuando a combattere lungo la frontiera meridionale tedesca. Alcuni reparti deposero le armi solo il 12 maggio in Carinzia, nella zona di Krainburg; altri Il 16 maggio 1945 a Celje si arresero alle forze partigiane comuniste; la maggior parte degli uomini che si arresero ai titini venne fucilata subito o soffrì le pene dell'inferno nei campi di concentramento comunisti. Pochi jäger internati rividero la loro casa dopo la guerra.

CONSIDERAZIONI FINALI

Pur avendo nel suo carniere solo sei croci di cavaliere, la Prinz Eugen può considerarsi una delle divisioni SS più eroiche e combattive. I suoi uomini, calati nella crudeltà e nella ferocia della guerra nei territori jugoslavi, seppero sempre comportarsi con onore e con valore. In tutte le operazioni militari tedesche contro le forze partigiane la Prinz Eugen occupò sempre un ruolo di primo piano ritrovandosi sempre come punta avanzata dello schieramento offensivo. Anche negli scritti degli storici jugoslavi, e dello stesso Tito si possono leggere parole di encomio e di rispetto verso gli jager della 7° Gebirgs Division der SS Prinz Eugen.

Ordine di battaglia della divisione

SS-Freiwilligen Gebirgsjäger Regiment 13 Artur Phleps

SS-Freiwilligen Gebrigsjäger Regiment 14 Skanderbeg

SS-Freiwilligen Gebrigs Artillerie Regiment 7

SS-Sturmgeschutz Abteilung 7

SS-Panzerjager Abteilung 7

SS-Flak Abteilung 7

SS-Pionier Battalion 7

SS-Gebirgs Aufklarungs 7

SS-Field Ertaz Abteilung 7

SS-Kavallerie-Schwadronen

SS-Gebirgs-Nachrichten-Abteilung 7

SS-Freiwilligen-Gebirgs-Aufklärungs-Abteilung (mot) 7

SS-Panzer-Aufklärungs-Zug

SS-Radfahr-Abteilung

SS-Kradschützen-Battalion 7

SS-Nachschub-Kompanie 7

SS-Werkstattkompanie

SS-Sanitäts-Abteilung 7

SS-Freiwilligen-Gebirgs-Veterinär-Kompanie

SS-Freiwilligen-Gebirgs-Kriegsberichter-Zug

SS-Feldgendarmerie-Trupp 7

Bibliografia

Rolf Michaelis, "Die Gebirgs divisionen der Waffen SS", ed. Michaelis-Verlag

Roland Kaltenegg, "The Mountain troops of the Waffen SS", ed. Schiffer

James Lucas, "Le truppe da montagna di Hitler", Hobby & Work editrice

O. Kumm,"Worwärts Prinz Eugen!", ed. Munin-Verlag

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